LA NUOVA REGIONE E LA METROPOLI

Valutabile in 4,5 milioni di abitanti, l’area metropolitana di Napoli è la “striscia di Gaza” italiana, alta densità, una questione di insediamenti abusivi, malvivere e insistere di una guerriglia sistemica, crescente.

La vicenda rifiuti, non tecnologica, termovalorizzatori e quant’altro, ma politica con risvolti similbellici, mostra come questa “striscia” prema su paese, Meridione e, con impatto immediato e dolorosissimo, la dorsale di mezzo, da Benevento alla Lucania, che gravita sul litorale salernitano. In essa la metropoli scarica contraddizioni qui non assorbibili. Porta rifiuti, toglie ospedali, qui il male, lì la salute! E’, questa contraddizione, metafora-simbolo di una più generale, insuperabile, contraddizione.
Risultato inevitabile è lo svilupparsi di un conflitto, impari, tra quattro milioni e più di napoletani contro un milione e ottocentomila di abitanti di Bn-Av-Sa. E’ un rapporto iniquo, nei numeri e in ogni aspetto del vivere quotidiano, che paga una tendenza, già invalsa con l’Unità d’Italia, a infrastrutturare solo l’asse Mi-To con Ro-Na, per evidenti ragioni militari-amministrative intrinseche al carattere militare della conquista. La conquista economica con l’Intervento straordinario, ha rafforzato questa tendenza, rapinando Napoli, Campania e Sud di quel poco di volontà autonoma residua.

La Lega ha ragione nel condannare l’assenza di senso di responsabilità determinatosi, questa conquista totale costa troppo al Nord e al Paese, non conviene più. Dimentica di prendersela con con i conquistatori! Come ogni conquista militare ed economica, questa ha tolto volontà politica ai conquistati, consegnandola alla malavita, lasciando contrade desolate alla disperata ricerca di una propria strada, priva di proprie risorse, materiali e spirituali, non degli appetiti. Servile è la classe politica meridionale. Del tutto straniera al carattere orgoglioso e invitto della gente meridionale, questa classe politica provoca, da una parte, nella “gente per bene”, una richiesta lamentosa e petulante di aiuti, dall’altra, nella “gente per male”, la maggioranza, un volgersi al delinquere, alla ricerca, qual che sia il modo, del necessario al vivere e riprodursi, o allo “scendere e salir le altrui scale” di una gioventù impavida e coraggiosa che preferisce l’esilio all’umiliazione. Amor del posto fisso e paura del rischio?

Non eravamo, caro Presidente, un popolo di emigranti, lo era quel popolo che partiva, coi “bastimenti”, dal porto di Napoli e fino a qualche decennio fa quello delle Tre Venezie. Tuttora questo popolo emigra e paga il suo tributo all’Unità, onorata senza badare a spaccature ulteriori, nel cuore della gente e nello scenario politico, lanciando il sasso e nascondendo la manina!

La Regione Campania è, con un’appendice, un enorme ammasso urbano, che eufemisticamente chiamiamo metropoli, ma nulla ha della polis, data la guerriglia continua, nulla del metro, vista la dismisura. Questo ammasso spaventoso preme in ogni direzione, ha un solo sfogo, tre province, soccombenti per evidente minorità numerica e di forza d’urto. Di qui nasce la ribellione e la voglia di staccarsi dalla Campania, evidente falso storico e politico. Due realtà destinate a una dialettica fruttuosa, se separate e autocentrate, a uno scempio di possibilità, se tenute insieme in un abbraccio innaturale ed astratto. La Regione, che Silenia Terranuova propone, non divide ma riorienta il napoletano a ritrovare il proprio destino, alla ricerca del suo spazio nel continente e sul mare, il Mediterraneo. Lo invita a guardare nelle quattro direzioni, non, con un solo occhio, a Milano e Torino.

Perciò Silenia nel presentare, l’11 aprile a Salerno, il libro “La rotazione di Norfolk e la questione meridionale”, ha tra i relatori un napoletano verace, Salvatore Lauro, campione della proposta Roma-Neapolis, metropoli-capitale del Mediterraneo. Non solo Milano, ma Bari e Palermo e ciò che in mezzo sta. Questa la missione che si dà alla Regione che verrà, nella convinzione che solo nel rispetto del diverso e del suo destino è possibile l’unione. Solo i matrimoni che hanno madre e padre, assecondano il comando naturale, producono e riproducono, non l’omologazione.

Non per frammentare nascerà la nuova Regione, se fosse per questo, mai sarà, mai supererà gli ostacoli costituzionali. La sua vera forza politica è la missione aggregatrice del Mezzogiorno che proietti Napoli nel mare e nel continente. Solo una generosità avvolgente, non un particularismo egoista, alla fine vince nella vita e nella politica, comprendere la “striscia di Gaza” è un imperativo, ma imperativo è comprendere anche chi, fuori, paga per essa.
Questa Regione o è un servizio al paese e al Sud o non si vedrà la sua necessità. Chi volesse seguire il suo “particulare”, ricordi che, parola di Solone!, quando brucia la casa comune bruciano le case di ognuno. Si va alla rovina e si deprime chi si vorrebbe esaltare, la propria gente!

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“La rotazione di Norfolk e la questione meridionale”, verrà presentata a Salerno l’11 aprile, presso il Salone “Genovesi”, ore 18:00. Sarà presente l’autore.

Giuseppe Corona
Zona di frontiera, 5 Aprile 2011


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