SILENZI

La conclusione del primo grado del processo che affibbia 7 anni a Barlusconi è istruttiva: tutta l’Italia migliore (quella del Terzo Potere) finalmente gode. Lerner ha confessato che la notizia gli ha provocato utili reazioni fisiologiche. I ʺpresentabiliʺ sono cosí; ma i migliori tra di loro, come la Nunziatina, non hanno confessato niente. Res severa verum gaudium. In silenzio è meglio.

Ho detto: l’Italia migliore, quella che segue la Giustizia con la maiuscola. Noi della peggiore, invece, seguiamo quella con la minuscola. La giustizia è come l’Arte; la gente smart va al Musée d’Orsay, e sorseggia un tè innanzi a un Maillol; quelli che amano veramente l’arte vanno ad Orsanmichele col panino.

Sembra incredibile, ma la faccenda vien di lontano. Craxi ne è la prova. Fu fisicamente eliminato, con estremo piacere, dagli stessi che oggi godono. Attenta, Italia! Il tutto cominciò a Treviri nel 1818, diede i primi frutti trent’anni dopo, e poi via con deflagrazioni, fuoco e fiamme dal ’17 all ’89, anno in cui lo sgonfiamento, altrove iniziato da tempo, da noi (sempre ritardatari) si accentuó grazie alle buone opere di Bettino Craxi. Dal ’94 è cominciata l’agonia, in Italia tardiva, stavolta grazie alle opere buone di Berlusconi. Ma c’era la magistratura in cerca di ossigeno. Che occasione! Se la ʺnuova classeʺ aveva bisogno di potere e considerazione (presentabilità, si dice), la ʺvecchiaʺ aveva sete di vendetta. Cosicché ora 3° e 4° potere respirano all’unisono ed a pieni polmoni.

Qualche cieco e altri sordi diranno: ma è una fissazione! Forse no; meditateci sopra. Sia Bettino che Silvio peccarono trasgredendo il medesimo comandamento (noli tangere marxumen), pur essendo innocenti su tutta la linea d’orizzonte. Capite: in un’Italia dove la gente presentabile fa di tutto, dai crimini d’evasione fiscale all’assassinio, e poi tutti liberi a casa, tranne quei due per lo stesso capo d’accusa… Pensateci, voi che, in quanto Italiani, siete piuttosto intelligenti. Due più due fa quattro, sí o no?

Il processo Berlusconi è stato un processo strano: come un assassinio punito in assenza di assassinato. Una violenza sessuale punita senza violentati. E questo, in un Paese dove notoriamente gli assassini di solito vivono e muoiono in famiglia (vedi lo ʺzi’ Michèʺ ed altri simpatici compagni di viaggio). Spiegazione: gli assassini conclamati sono inutili; sono quelli presunti quel che ci vuole: sono merce di scambio. È accaduto quel che si dice di Verlaine: ʺil peccato mortale è perdonabileʺ. È cosí che il moralista e il giudice campano, e la scampano.

Tutte cose strane, che tuttavia piacciono molto alla gente di qualità scadente. E aggiungeró, a costo di sfidare l’attuale furente femminismo, che piacciono molto alle donne. Le donne sono cosí: ottime cittadine, universitarie di prima scelta, spesso più intelligenti della “seconda sceltaʺ (noi uomini), di tanto in tanto perdono l’equilibrio e diventano menadi. O erinni, come le tre di cui parla Ferrara. Ricordate tipi come la Sgrena o ʺle due Simoneʺ, che giurarono morte a Berlusconi perché lui aveva contribuito non poco al loro salvataggio? Le donne sono fatte così. Intuitive, sentono subito quali cose sono merce migliore.

Io invece amo la giustizia al punto di inferocirmi per procura se vedo maltrattato l’innocente. Per alcuni anni, ritenendo che la presidenza della Repubblica lasciasse correre un po’ troppo, ho sparato a zero con le mie deboli forze contro il Presidente Napolitano, che non sembrava desse chiari segni di solidarietà non ʺcon la Giustiziaʺ formale, ma con l’altra, la sostanziale. Questo è facile da capire: la Giustiza puó benissimo essere solo una parola, e dunque, mostruosamente, diventare un comodo mezzo d’intesa tra ingiusti. La giustizia vera non sempre è quella che se ne sta nei tribunali; è quella che sta nei nostri cuori. Sí ma, direte voi, chi custodirà i custodi? Rispondo: nessuno, se non i giusti medesimi. Sembra una tautologia idiota, questa, ma non è, perché la volontà buona esiste, e voi siete perfettamente in grado di ʺsentirlaʺ.

Ebbene, ad un certo punto s’è avuta l’impressione che il Presidente Napolitano cominciasse anche lui ad essere perseguitato, e la sua mansuetudine verso la giustizia ingiusta sembró un triste caso di forza maggiore. Tutto lascia credere che, se debolezza ci fu, fu per evitare danni maggiori; e che, poi, egli abbia rialzato la fronte con dignità. L’Italia s’è desta. O sembrava?

Ho quindi cambiato radicalmente atteggiamento, ho chiesto pubblicamente scusa al Presidente (ben consapevole, per quanto riguarda la mia augusta persona, della comicità della cosa: sembrava ch’io avessi un’alta opinione di me, o volessi darmi importanza: che è l’ultima cosa che mi passa per la mente).

Bene; poi il 24 u.s. Berlusconi è stato ingiustissimamente condannato. Sempre fedele alla Giustizia sostanziale, non a quella formale, attendo ora che Napolitano faccia quel che farebbe ogni altro gentiluomo come lui al posto suo: tutto il fattibile per raddrizzare il torto, una severa ricucitura, una cancellazione, un non luogo, una amnistia, una presentazione di scuse, una dichiarazione di dimissioni, insomma quel che vuole purché sia qualcosa che cancelli l’orrore di un’ingiustizia fatta in nome del popolo italiano. Questo no. Se non farà tutto quel che si puó fare, con la morte nel cuore dovrò dirmi: ehi tu, avevi ragione prima. Terribile momento: trovare un uomo giusto e poi perderlo è cosa tristissima.

C’è una possibilità terza: che egli, consapevole di un suo stato di estrema debolezza politica, lo proclami senza mezzi termini. Il metodo Ponzio Pilato. Ebbene: saremmo con lui -, perché chi respira in nome della giustizia e in difesa dei giusti, merita aiuto fino all’ultimo respiro. Si saprebbe finalmente chi, e che cosa, sono il fariseismo e il filisteismo. Cominciamo ad organizzarci per portare innanzi, per diffondere, questo sacrosanto stato d’animo. Meglio di niente.

Noi vogliamo giustizia con la g minuscola; non ministeri, tribunali, salotti, anticamere e camere, in cui si pratichi la Giustizia formale. Sarebbe facile che io o, tu, domani, indossato a tracolla un cartello con su scritto: ʺGiustiziaʺ, ci mettessimo a giudicare il prossimo forti di questa nomina. L’hanno fatto in molti, anche di recente, ricordate?, e continuano a farlo. Ora basta.

Leonardo Cammarano
Zona di frontiera, 27 Giugno 2013


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