MATTEO RENZI, FUTURO EUROPA

Forse la morale del singolo e l’etica che informa, o dovrebbe informare gli organismi partitici e politici, nonché le relazioni internazionali, distano tra di loro meno di quanto si pensi. Se è così, ciò è ʺcosa buonaʺ perché, a dire il vero, siamo stanchi. Vorremmo nella vita pubblica un po’ più di Bene inteso alla maniera semplice, quella del singolo cittadino.

La storia ha preso a correre? Non so, ma quel che sembra certo è che certe ʺideeʺ cominciano a tramandare più sentore di muffa del sopportabile. Ad es. il marxismo – che certo ancora imperversa, ma trasformato da sedicente ideologia politica munita di una sua etica, in costume profittevole ai furbi (e qui si tratta di morale, in forma oppositiva di ʺimmoralitàʺ). O siamo sempre e ancora alle ʺconvergenze paralleleʺ (che fu un modo pio di dire ʺconvergenze convergentiʺ)?

Sembra apparire sempre più chiaro che le idee ʺcontanoʺ, e non poco. Si dice ad esempio che la classe politica italiana sia vecchissima, sempre la stessa da varî decenni. Certamente, ma in realtà sempre le stesse sono le mezze idee che la animano (idest, la litania ʺconvergenteʺ di cui sopra). E se oggi finalmente spunta un Renzi, ciò è anche perché l’idea liberale, che con Berlusconi ha già dato un forte segno di vitalità, o di rinascita se preferite, è sempre qui che preme e spinge per buttare all’aria il vecchio teatrino. La ʺprova del noveʺ è costituita dal fatto che essa idea liberale, più forte dei singoli settori ed attori della pièce, ora viene fuori come lava, ancora timida ma inarrestabile, persino nel cratere del frantumato PD.

Un esempio internazionale. Sarkozy volle contrabbandare vecchie idee ammantandole di nuovo orpello: promise mari e monti (tra l’altro, di buttare all’aria la stolta ideologia del ’68), e invece finì col riprendere il solito vecchio metodo della violenza mascherata di buone intenzioni. Ed ora, a cose fatte, si può ben dire che Sarkozy è stato eliminato per vecchiaia etica: e questa è una diagnosi precisa. La sua mente funzionava alla maniera vecchia. Sono rimasti, ora, i tristi risultati. Fu una vicenda che ebbe andamento istruttivo e lineare.

Un semplice sguardo alla carta geografica europea disse, anche a Sarkozy, che la Francia è lontana dalla costa africana più di quanto non siano Spagna e Italia; quindi forse era il caso di menare le mani per ristabilire la giustizia, non quella geografica ma quella secondo de Gaulle (come era accaduto molto tempo prima col caso Algeria). Per l’attuazione del piano l’assassinio di Gheddafi era conditio sine qua non, e Sarkozy, seguendo senza indugi la ʺvecchia eticaʺ, si inoltrò risoluto su questa strada. Strada erronea, a parte ogni legittimissima condanna morale, perché portava dritto alla distruzione di quell’opportuno cordone sanitario che faceva sì che i medesimi Stati arabi provvedessero a imbrigliare se stessi sul fronte mediterraneo, attutendo la veemenza dell’Islam.

Il secondo passo verso il burrone fu fatto da Obama che – forse per i soliti calcoli moraleggianti degli Americani, e dunque per errato elettoralismo, o anche per una sorta di incertezza venata di ossequio alla vieille France (sembra incredibile, ma questo stato d’animo che sa di champagne e di Folies Bergère è ancora vivo in ambiente angloamericano) – ha detto prima no, poi ni, e infine sì ai disegni sarkoziani.

Il terzo passo, ahinoi, l’ha fatto Berlusconi quando ha ceduto sulle basi aeree. Debolezza grave. Debolezza in cui l’Italia cade spesso: o in negativo (es. entrando nella fornace della seconda Guerra mondiale), o negando il positivo (come quando rinnegò l’abbandono della politica della debolezza costituito dal forte gesto di Craxi). L’atteggiamento di Berlusconi è stato leggibilissimo. Tornando alla vecchia distinzione fatta sopra, può dirsi che nel caso Libia egli ha due o forse più volte tentato di restare fedele alla buona morale, che dice di ʺnon ammazzareʺ; ma poi ha finito col cedere all’etica degli Stati, qui nella forma di fedeltà ai patti.

Ma un momento: a quali patti? La Germania decise presto di tirarsi fuori da quella brutta storia; c’era dunque una ʺsolidarietàʺ solo con una parte dell’Europa. Di contro, c’era la solidarietà richiesta dall’amicizia con Gheddafi.

La ʺragion di Statoʺ, inoltre, qui non emenda la faccenda, ed anzi peggiora il giudizio complessivo: concedere le basi significò anche, lo si vide fin da subito, rinnegare la parziale padronanza italiana dei famosi oleodotti, perfezionata dallo stesso Berlusconi con anni di paziente perizia.

Il disastro libico, per quanto riguarda l’Italia, fu un ulteriore effetto del ʺcomplesso di inferioritàʺ di Berlusconi. In una storia d’Europa contesto di patti traditi, se Berlusconi avesse tenuto al legame ʺmoraleʺ contratto con Gheddafi anziché a quello ʺeticoʺ, oggi la situazione internazionale dell’Italia sarebbe presumibilmente ben altra, e ben altra sarebbe la statura che l’Europa avrebbe dovuto accordare al Nostro.

Che avrebbe fatto un politico più ʺcraxianoʺ, al posto suo? A mio avviso avrebbe detto ʺnoʺ; sarebbe stato persino facile, perché un’aggressione ingiustificata non è materia adatta a motivare alcunché. Per restare nella distinzione posta qui sopra, deve dirsi che, in un caso del genere, secondo morale non c’è necessità di cavilli giuridici. E, secondo etica, se c ‘è, tanto peggio per l’etica.

Tutto questo solo per ribadire che a mio avviso Berlusconi, se cambia stile e metodi, ha ancora parecchio ʺda direʺ: anzi, ha da ri-dire di nuovo tutto quel che ha detto finora restando inascoltato. E di ciò esiste già un inizio di prova: la linea seguita dall’astro nascente Matteo Renzi è proprio questa. Renzi si può definire alla svelta una sorta di Berlusconi a muso più duro. Proprio per questo Berlusconi, che mostra ancora una volta il suo carattere signorile, non cedendo a stupide gelosie, nutre tanta simpatia per il giovane Renzi. Il quale davvero dice molto spesso proprio quel che un liberale deve o dovrebbe affermare, anche se, è vero, infarcisce il tutto con alcuni luoghi comuni, e altri intermezzi ʺdiluentiʺ, per non dar di cozzo troppo presto contro il muro del conformismo italico, che è duro specie ai piani alti (ovvero dove più conviene praticarlo).

Ed è così che i tempi cambiano e i politici si possono avvicendare. Immaginate che cosa avverrebbe se riuscisse a farsi strada un clima liberale: si leverebbero di mezzo vari personaggi, varie idee false, e vari metodi del tipo imbonitore da marciapiede. Figure vuote come quella di Casini, il rimestatore di vecchie polente; teste molto rimbombanti come quella di Bersani; volti intelligenti come quello di Frattini; moneta falsa come quella dell’Italia dei Valori; aria fritta ma saccente come quella che spira dalle parti di D’Alema… Persino il nostro ʺreʺ, dico re Giorgio, si ritroverebbe in mano uno scettro di plastica e sulla testa una corona di cartapesta messa sulle ventitré.

Certo: cambiare idea è meno facile che cambiare onorevoli deputati e senatori, ma è precondizione sicura d’ogni mutamento; è la cura radicale contro il ristagno politico e non solo. L’irruzione sulla scena di idee nuove porterebbe alla tanto sospirata rottamazione, quella cui ormai sempre più spesso si vagheggia.

Infine, è da segnalare, molto a proposito, che se liberalismo significa tra l’altro ʺpoco Statoʺ, e pertanto poche e solo essenziali norme, un clima finalmente liberale spazzerebbe via, per invecchiamento manifesto, ciò che oggi crediamo con ribrezzo costituisca ʺl’Europaʺ, sostituendo all’attuale scemenzaio delle mille prepotenze, delle mille leggi, norme e sottonorme, dei mille tradimenti e ripicche tra Stati che dovrebbero essere parti di un continente ch’è stato tanto fertile di idee e di ʺbellezzaʺ, qualcosa di più decente e di più serio. Che cosa c’è di serio nell’attuale affastellamento di ripicche e di insensati burocratismi?

Alcune cose molto importanti Renzi le ha già dette. Ha detto, ed ha detto assai bene, che qui non si tratta di scartare l’idea d’una Europa unita, ma di scartare l’idea di una Europa insensata. Penso anch’io chiaro e tondo, che bisogna smetterla di giocherellare con l’ideuzza idiota: ʺBasta Europa! Torniamo all’antico!” Certo: a noi non serve un’Europa qualsiasi, e tanto meno un’Europa dannosamente scerebrata. Abbiamo invece bisogno proprio di una Europa unita, come no!, ma di qualità alta, se vogliamo svolgere ancora il pregevolissimo testo della nostra civiltà, quella che fu, che è, e che potrà essere una realtà mirabile. Ogni altra prospettiva, per noi Europei, nasce e nascerà già morta. Convinciamocene: avanti verso l’Europa. Oggi questa sembra la sola via entusiasmante, viva e pertanto praticabile.

Qui la morale dei nostri cuori, e l’etica delle nostre politiche, veramente coincidono.


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