FEDERAZIONE DEL DEBITO E LIBERO SUD

Non ci s’illuda, dopo la tempesta non verrà la quiete, non c’è manovra economica che la porterà. L’euro, sono anni che lo sostengo, in vari luoghi, questo compreso, è una costruzione bizzarra, assai iniqua, in un contesto di squilibri internazionali con vecchi assetti istituzionali che fanno a cazzotti con essi. E’, ormai, scomparsa l’Unione Sovietica, difficile capire cosa significhino Alleanza Atlantica e NATO, cosa un’Europa che, pur allargata, rimane la stessa, solo area di libero mercato e di libera circolazione delle persone, cui, però, si è voluto appiccicare una moneta unica senza senso quando tutto il resto, debito per prima, rimane diviso.

Si tratta di costruzioni artificiose che presuppongono inimicizie morte e sepolte, per di più trasmigrate in amicizie con la Russia disposta a imitarle. Un’Europa, dedita ai soli traffici di merci, capitali e persone, era concepibile solo sotto il protettorato degli USA, ma che senso ha ora quando questo protettore non ha niente da proteggere, indebolito, per di più, da un impegno militare che eccede le sue forze, nel quale il paese non crede, anche per cedimento del carattere? Le politiche in atto sono solo frutto di capricci e prepotenze, senza capo né coda, con politici tentenna, capricciosi e prepotenti.

L’euro è uno di questi capricci, di queste prepotenze, frutto di una Germania che, riunificata, riprende il vecchio sogno di tenere a bada Parigi e conquistare il nord e il centro dell’Oriente europeo. Tutto qui, con la complicità di classi politiche mediterranee deboli e prive di volontà e disciplina.

Solo una mentalità ragionieristica può pensare che qualche sforbiciata a casaccio possa venire a capo della questione. L’euro crollerà e noi ci saremo sacrificati e indeboliti invano, non era la nostra moneta! Chi ce la portò dovrà molto spiegare ai nostri figli! A essi piaceva tassare e spendere, ora devono tagliare e tassare! Anche un bambino capisce che questa è una sfida alle leggi degli uomini, della natura e di Dio, che meglio sarebbe se fossero le stesse.

Il nostro destino non è il Baltico, ma il Mediterraneo, è quello di Costantinopoli-Bisanzio-Istambul e della Ionia turca, di Israele e dei palestinesi, dell’Africa Mediterranea e subsahariana, dei Balcani e della Grecia, con Romania e Bulgaria, della Spagna e dell’atlantico Portogallo, della Provenza, ha un necessario e ineludibile rapporto con il gigante russo. Così è sempre stato e sempre sarà, oggi è componibile, con queste forze, in un teatro di pace che può reggere qualsiasi sfida. Per l’Italia, ciò, in gran parte, significa Sud, o il Meridione, con RomaNeapolis, ridiventa grande o il nostro paese perirà, hic Rhodus, hic salta! Territorio fino a ieri svantaggiato, non ha bisogno di Piani e di aiuti, ma di opportunità che ha, che gli viene proibito di usare. In esso vigono una deregulation sfrenata e una propensione al rischio, pistola alla tempia, per gli analfabeti, o emigrazione, per gli alfabeti, che non ha eguali nel paese e fuori. Il posto fisso è un’eccezione, l’ideologia di esso è un’invenzione del Nord per un popolo di precari e di emigranti, da secoli! Non siamo, per natura, delinquenti, almeno, non più degli altri! Ci arrangiamo! Basterebbe fare emergere il sommerso, trattenere a casa le menti, dando a questa deregulation, che è situazione di fatto, la legge corrispondente.

Qui tutto è stato fatto, di nascosto, riforma fiscale, libero mercato del lavoro, sburocratizzazione, accesso al credito, traffici internazionali del proibito.. Da tutto ciò è sorta un’accumulazione di capitali, che insieme a quelli che in abbondanza si trovano nel Mediterraneo, potrebbero, nelle infrastrutture e nei servizi, liberarci dall’intervento di quel poveraccio che è diventato lo Stato. Perché salvare lo Stato e rovinare famiglie e giovani? La cosa non tiene, salviamo questi ultimi se vogliamo salvare uno Stato, riducendolo al minimo necessario e sufficiente.

Un progetto di infrastrutture e servizi moderni darebbe impiego fruttuoso a questi capitali, a meno che non si voglia pensare a Salerno-Reggio Calabria, a cantieri aperti per sempre. Nel Sud non bisogna liberalizzare niente, la liberalizzazione è sogno di un rachitico establishment del Nord che sogna, con pochi spiccioli, di prendersi i resti dello Stato imprenditore e banchiere. Qui si deve solo permettere ai “sudici” di fare allo scoperto ciò che fanno di nascosto, nella legge, ma in quella legge giusta che rispetta le circostanze in cui vivono i meridionali. Sarà gettito fiscale sempre più ricco per uno Stato indebitato, serve al Nord e al Sud! L’Euro? O l’Europa del Baltico giunge a patti con quella del Mediterraneo, quella vera, e unifica il debito, federandosi, o la costruiremo noi, visto che qui è nata! Si lasci fare il Sud, senza aiutarlo!

Giuseppe Corona
Zona di frontiera, 16 Luglio 2011


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