IL TAMAÑO DI BERLUSCONI


Ormai si continua a parlare di Berlusconi da quasi venti anni. Si consenta dunque al sottoscritto di parlarne ancora un poco.
Sono principalmente due i motivi per i quali conviene parlare del Cav…

Il primo motivo riguarda noi e la nostra capacità di reagire alla verità e realtà delle cose. Vi è infatti una funzione, nella nostra coscienza, che esprime il grande principio regolatore della vita: l’abitudine. Auguste Comte, filosofo antipatico, dice che la legge fondamentale che regola sia la mente degli uomini che il loro consorzio è il “conformismo” (senza il quale – penso Comte volesse dire – altro non saremmo che un’accozzaglia di matti discordi, incapaci di edificare una qualsiasi società). Aveva purtroppo ragione. Ora, il meccanismo psicologico che consente l’instaurarsi del conformismo è appunto l’abitudine. E, come tutte le cose utili alla “vita”, anche l’abitudine ha due facce: una positiva, l’altra negativa.

Alle cose “grandi” (nel senso di dimensione sia fisica che morale) già dopo qualche settimana ci si abitua; le si vede con occhio minimizzante, il solo di cui solitamente si serve la banalità della nostra psiche. In effetti, non c’è miracolo al quale noi, trascorsa qualche settimana, non si risponda con l’indifferenza. E’ una legge talmente ferrea, questa, che addirittura, dopo un po’ di tempo, ci si abitua all’incredibile fatto di abituarsi a tutto. Ci siamo abituati alle passeggiate nello spazio e sulla luna. Che cosa è mai una “passeggiata” sulla luna!? Niente di speciale, è ovvio.

Con la stessa rapidità ci si abitua alla mistificazione, alla negazione del vero, alla calunnia, insomma alla mostruosità della cattiveria. del mendacio, della viltà, dell’inganno. Dopo poche settimane, a volte si direbbe dopo poche ore, già non ci si sdegna più. Tutte le cattiverie del mondo, e tutte le balle con le quali si pretende di giustificarle, acquisiscono ai nostri occhi carattere di usualità. Di conseguenza, acquisiscono anche carattere di credibilità. Ma attenzione: usualità significa incomprensione.
(Inciso interessante: l’abitudine dimostra che credibilità e incomprensione risultano essere gli effetti finali d’un medesimo processo. Ch’è il rovescio di un noto asserto di Platone: per comprendere qualcosa, dobbiamo cominciare con l’incredibilità, ovvero con la meraviglia. Una solenne “prova del 9”!)

Cerco ora di motivare quella che ritengo essere l’ attualità di queste note.

1° – Per indicare la dimensione, la grandezza fisica, o morale, e comunque la “importanza” di una data personalità, di una data cosa, di un dato evento, gli Spagnoli dicono tamaño, termine pregnante che a noi manca. In questo senso non valutativo, ma di pura constatazione oggettiva, dobbiamo comprendere, e pertanto riconoscere, che la figura di Berlusconi è di inusuale tamaño, è grande, a parte i giudizi di valore, compreso il suo proprio (che in effetti, come è noto, spesso è fin troppo positivo: cosa che porterebbe a stimarlo un po’ meno). Egli è resistente fino al limite delle umane possibilità, è incredibilmente assiduo, ha una mai vista “capa tosta” e spalle quadre, come lui stesso dice con compiacimento, è incredibilmente fedele alle proprie simpatie, alle proprie idiosincrasie (anche se un po’ meno, purtroppo, agli impegni assunti: ma si noti, non agli impegni presi con se stesso). Della sua bontà, indubbia e limpida perché nutrita da una sua infrangibile fiducia negli uomini, abbiamo già detto altra volta. Qust’ultimo aspetto si compone con un’altra sua qualità: una capacità di giudicare la stoffa degli altri, tanto acuta quanto inaspettata (in effetti, clandestina: perché egli sembra cio’ che non è, ovvero un ottimista ingenuo).
In una parola: indiscutibilmente, egli è da molti punti di vista un “atleta”. Paragonati a lui tutti gli altri, e noi con loro, spesso risultiamo piuttosto anemici, per non dir peggio. Ma gli Italiani, abituatisi al personaggio e ai gossip associati alla sua persona, hanno perduto il senso di questa sua inusitata “dimensione”. Ritengono forse che egli sia paragonabile ad un De Benedetti, ad uno Scalfari, magari ad un D’Alema, ad un Veltroni, un Bersani, un Franceschini…, e via rimpicciolendo!? Non riescono a scorgere “lo scalino”!?

2° – Idem riguardo alla persecuzione di cui egli è stato vittima. Gli e ne hanno fatte letteralmente di tutti i colori, l’hanno perseguitato con gerle, canestri, cataste e barili di processi; e, con indecente faccia tosta e “tempismo”, hanno sostituito i capi d’accusa allorquando i precedenti – anche questi per la legge della abitudine – sbiadivano. Qui ancora una volta noi Italiani, per abitudine all’inerzia morale, abbiamo perso la capacità di misurare. Vergogna: perché questa acquisita insensibilità morale, o meglio “cinismo”, non ha coinvolto solo i common men, che – forse perché sospetti di imbecillità – non sono tenuti al rispetto dei principi etici. Riguarda anche personaggi che dovrebbero essere i custodi della dignità, della verità, della decenza della nazione e del suo modo di autogovernarsi: prendiamo a caso persone come Rodotà, Sergio Romano, la “Macchietta” Scalfari, parecchi “filosofi” sia parlamentari che televisivi, lo stesso Presidente della Repubblica nonché i suoi immediati predecessori: nessuno dei grandi o piccoli “moralisti” d’Italia ha avvertito l’esigenza minima di dire: “ora basta!”, di sentire che perseverare nel silenzio significava esibire la propria connivente indecenza. Essi si sono abituati a non sdegnarsi, e noi, a nostra volta, ci siamo abituati a non sdegnarci del fatto che essi non si sdegnano.
Effettivamente, uno dei sintomi maggiori del tamaño di Berlusconi è stato e resta la sua impermeabilità e inossidabile resistenza a quel tremendo mare di cinismo che è la nostra società. Si suol dire che il ridicolo ammazza tutto e tutti: …tranne Berlusconi.

Resta ora da rispondere alla domanda del secondo punto, che politicamente è la cosa più importante da valutare. Ha Berlusconi conseguito, o no, lo scopo primo della sua irruzione sulla scena, nel ’94? Si era ai tempi della “gioiosa macchina da Guerra” di Occhetto e Compagni…
Caduto in Europa, il comunismo pero’ rischiava di rinascere dalle proprie ceneri in Italia: nazione che notoriamente, (anche) per questo aspetto, è un po’ la “pattumiera” d’Europa. Raccoglie infatti gelosamente, e conserva per anni con pia scemenza, tutte le cretinerie in circolazione. Il comunismo è crepato nell’89, grazie a Solidarnosc ed a Papa Wojtyla? Da noi, non fosse stato per Berlusconi, sarebbe ancora un cadavere tenuto galvanicamente in vita apparente, come la famosa rana inchiodata sulla tavoletta. In vita apparente per comodità dei comunisti e dei democristiani.
Democristiani e comunisti, circondati more solito da fessi utili, compagni di strada e profittatori varî, stavano festeggiando la già da anni riciclata ignobile commedia, quando ecco che Berlusconi, con mite sembiante e serafico sorriso, manda per aria la baracca e a rotoli la zezzenella, come si dice con partenopeo vocabolo.
Capite: i comunisti, dal 1848 al 1917 e ben oltre, avevano promesso la rigenerazione del mondo, la creazione dell’uomo nuovo, la nuova etica dello “Stato senza Stato”, insomma la palingenesi dell’Universo… Ed eccoli invece ridotti a difendere eroi come il “secondo” Battisti, a celebrare le nozze omosessuali, i girotondi e le ascensioni sui tetti, il sesso esibito come protesta, i “misteri buffi” e non buffi, e quisquilie assortite… Quale Zusammenbruch! Che crollo “buffo”! E pensate: tutto questo è in gran parte merito di Berlusconi, che ha tirato via i puntelli del tendone, afflosciato il Circo equestre, smantellato la baracca!

Come perdonare cosa di simile tamaño, fregatura tanto sonora!?
E’ ovvio che un guastafeste simile non puo’, né potrà mai essere perdonato.
Ed è per questo che bisogna rassegnarsi a dichiarare: si’, Berlusconi ha conseguito il suo scopo -, e saluti a casa.

Leonardo Cammarano, 2 luglio 2011
Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)


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