MALE NON FARE…

Il procuratore Giandomenico Lepore sembra essere stato colto da un insopprimibile bisogno di giustificare una inchiesta, quella sulla cosiddetta P4, che per il momento sembra più efficace sulle pagine dei quotidiani che sul terreno giudiziario.

Ieri sera a 8 e ½ – il mini-talk condotto dalla Gruber su “La7” dopo il Tg di Mentana – ha difeso a spada tratta l’operato di Woodcock prima affermando «l’inchiesta è abbastanza seria», poi ha preso coraggio e, ripetendo la frase, ha levato l’ “abbastanza”. Ha proseguito con un affondo sui politici «Si sentono intoccabili e i pm passano da accusatori ad accusati», non risparmiando pure Di Pietro che aveva precedentemente manifestato perplessità sulla possibilità di dimostrare simili reati in tribunale «Mi meraviglio quando lui, che è un ex magistrato, parla di reati che non vengono fuori, ma abbiamo reati gravi su Papa e Bisignani proteggeva altre persone». «Tutti – ha continuato Lepore – si sono scandalizzati per la pubblicazione delle intercettazioni ma non si è tenuto conto del contenuto». Secondo Lepore, quindi, le vittime sarebbero i pubblici ministeri, attaccati dai giornali e additati al pubblico ludibrio.

Bisognerebbe chiedersi in quale Paese viva Lepore, visto che i Pm sono fortemente sostenuti da movimenti d’opinione e dalle solite corazzate dell’informazione: Repubblica, Corriere, Il Fatto, Rai3, ecc. Stesse testate che pubblicano paginate di intercettazioni delle quali fin qui si stenta a comprendere l’effettiva rilevanza penale, quindi sollevando dubbi proprio sui contenuti delle stesse. Non solo, a fianco della procura napoletana si sono schierati l’Anm, il Csm e, con i suoi silenzi, anche il Presidente Napolitano.

Siamo al totale capovolgimento della realtà, dove sarebbero i politici a sentirsi intoccabili e non i giudici. Infatti, proprio oggi il Csm ha bocciato l’emendamento Pini (proposta di legge sulla modifica della responsabilità civile dei magistrati prossimamente al vaglio della Camera) perché metterebbe “seriamente in rischio i principi di autonomia e indipendenza della magistratura dilatando di fatto e senza limiti la responsabilità civile dei togati”.

La maggior parte di questi signori che si stracciano le vesti per la possibilità venga introdotta una vera responsabilità civile per la magistratura sono gli stessi che strillavano contro i vari lodi e legittimi impedimenti, affermando il Presidente del Consiglio dovesse essere perseguibile come ogni altro cittadino. Principio che evidentemente deve valere per tutti, ma non per la Santa Inquisizione di questo Paese che può continuare ad agire senza rispondere di nulla, neppure dei loro errori.

I giudici devono essere liberi nel giudizio, senza alcun condizionamento potenziale che potrebbe alterare la loro serenità di giudizio. È una posizione legittima e ragionevole. Ma allora deve pure essere ragionevole e legittima l’esigenza dei parlamentari che vorrebbero poter usare il telefono senza il patema di vedersi pubblicate le loro private conversazioni sui quotidiani, magari solo qualche stralcio, in modo da essere meglio interpretato a senso unico.

La stampa (quella veramente libera e democratica) e la magistratura cosa rispondono a questi che vorrebbero usare il telefono in tranquillità? Che se non viene detto o fatto nulla di male non ci deve essere nulla da temere. Ecco, è esattamente lo stesso per la responsabilità civile dei magistrati: male non fare, paura non avere. Mica vorranno essere più eguali degli altri, no?

Massimo Martini
Zona di frontiera, 29 Giugno 2011


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