MACERIE!

La più grande jattura sono i commenti post-elettorali. Già si sentono i politici di tutti i colori fare analisi campate in aria, si susseguono gli scontati trionfalismi di tutte le sinistre, ed i giornali titolano. Chapeau per il Giornale che ammette la sconfitta senza giri di parole. Malissimo la Padania e degli altri si taccia, per carità di patria.

La vittoria di Pisapia non ci inquieta. In fondo trattasi di fisiologico ricambio tra notabili di una borghesia ben radicata. Pisapia non è uno sciocco e certo una volta sindaco, non potrà far troppi danni alla città che è la vera capitale economica. E’ una “gauche caviar”, ma il risotto è il risotto. Forse avranno qualche immigrato in più, ma non mancherà lo zafferano.

Ma Napoli. Ah! Napoli, Napoli!

L’arrivo del manettaro con la brillantina con l’armata Brancaleone che si porta dietro, Bocchino compreso, potrebbe scrivere davvero la parola fine sulla speranza. Beninteso, un po’ ce la siamo cercata. Su Napoli occorreva più che un candidato forte, una proposta rivoluzionaria ed entusiasmante che non è arrivata. Bisognava offrire ad una popolazione ormai ferita, rassegnata, ma non esente da colpe, un’alternativa che fosse comprensibile a tutti, chiamando alle responsabilità di ciascuno.

Bisognava soprattutto cercare nella società tutti i gentiluomini defilati – e ce ne sono – e coinvolgerli, indipendentemente dalle loro convinzioni ad un grande progetto. E’ chiaro, i napoletani aspettavano il messia, ed un po’ come quei disperati che si affidano a veggenti e ciarlatani, nel vuoto totale, hanno preso il primo demagogo che passava, e senza andar troppo per il sottile gli hanno piazzato in testa la corona di re di Napoli.

Peserà, e molto, questa corona. Giacché da domani, col consenso bulgaro che ha, il neomasaniello dovrà cominciare a pagare il conto elettorale. Perché dopo la festa, domattina Napoli sarà quella di sempre: un’alba fumosa senza profumi, la brezza, che un tempo era marina, farà volteggiare brandelli del tappeto dei manifesti elettorali strappati per terra, gli occhietti divertiti dei topi sui cumuli di spazzatura, e quelli dei napoletani, esaurita l’adrenalina, a guardarsi intorno e attendere.

Ed è cosi’ che mestamente, il Sud si allontana sempre più sul barcone dell’irragionevolezza verso chissà quali oscuri destini, a meno che da domani tutti coloro che, a torto o a ragione si definiscono “politici” in terra di Mezzogiorno, non si sveglino dal torpore e decidano che è tempo di agire, è tempo di costruire.

Ed è in questa drammatica congiuntura che il centrodestra dimostrerà se e come meritare il titolo di forza capace di governare, di costruire un pensiero all’insegna di una rivoluzione di ragionevolezza. Perché, attenzione: continuando così, consegnando il Sud all’antipolitica più becera, ai localismi ottusi ed alle clientele che si trasmettono per successione, col pretesto delle mafie, l’Italia diventerà uno stivale bucato ed inservibile. Il centrosinistra si è assunto oggi una responsabilità gravissima: quella di salire sul carro del nulla all’ombra del Vesuvio. Lo ha fatto spregiudicatamente, a spese di una città disperata e senza guardare oltre il proprio naso. Cosi’ come nello stesso modo il centrodestra ha pensato di poter cavalcare un’onda lunga che noi sapevamo già infranta senza progettare un bel nulla. In questa cecità generale, il miracolo di avere i conti in ordine non basta. I conti saranno anche in ordine, ma tutto il resto è nel caos.

Angela Piscitelli, 30 maggio 2011
Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)


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