SATIS NISI NIMIS

 

Premessa: io amo l’Italia con tutto il cuore, ovvero non satis nisi nimis. Non abbastanza se non troppo. Orbene, non è che i festeggiamenti del centocinquantenario siano stati troppo soddisfacenti. Non sono certo stati nimis, e nemmanco satis. Pochi gli episodi positivi: il Nabucco, i versi del Manzoni, le parole di Bagnasco…, il resto, robetta “bon marché”, ed è già molto dire. La tiritera delle canzoni di musica leggera è veramente eccessiva, anche ammettendo che c’è un sacco di gente che deve lucrarci. E poi, tirare fuori Indro Montanelli e la solita lagna “il nostro passato ci serve per il nostro futuro” etc.etc… Io la smetterei, con questa solfa; o, almeno, ci metterei la sordina, perché è la ripetizione di una idea di base. O vogliamo fare come il compianto Presidente Pertini, che ad ogni tre passi si fermava e diceva “Bisogna esser buoni, nevvero!?”. Queste verità-antifona, le lascerei ad Enzo Biagi o a un suo simile, visto che qualcuno ogni tanto deve pur proclamare il risaputo.

Perché invece qui si tratta di intendersi. Come sarebbe a dire, che il nostro passato…etc.? Il nostro passato non serve a nulla: per questo SERVE. In una civiltà putrefatta qual’è la nostra, una civiltà che osa ritenere che tutto debba servire a qualcosa, il nostro passato ci è indispensabile proprio perché non serve a niente. Serve perché “non” serve: e questo è un buon esercizio di elementare dialettica che forse Umberto Eco potrebbe illustrarci, se volesse. Umberto Eco non so, ma Vittorio Sgarbi, Giuliano Ferrara, Sandro Bondi e pochi altri questo lo sanno. Non lo sapevano, invece, né Indro Montanelli, né Enzo Biagi? Pazienza: ma loro erano intellettuali di pregio. La vita va a rovescio, non ne eravate a giorno? Stiamo dicendo proprio questo!

L’amore per la civiltà (arte, pensiero, etc.) dovrebbe essere come quello per la donna (o per l’uomo, non vogliamo tirare una leccata obliqua alle femministe): non satis, nisi nimis. Le cose veramente importanti hanno questo tipo di perché: un “perché” tanto inevitabile e grande, da farle apparire senza perché, come la Bellezza, o come “la rosa” di Heidegger: “la rosa non ha un perché”. Che ne direste voi di qualcuno che venisse a dirvi che ama una donna perché questa donna in cucina funziona benone e a letto funziona ancor meglio? Ovviamente, direste che è vero amore. Bravi, avete vinto.


In realtà nella vita, poiché purtroppo non si vive di sola verità (tutt’altro!), anche nella questione che ora ci interessa bisogna trovare una via di mezzo. Questa via di mezzo c’è, ed è il sempre mai abbastanza lodato “turismo”.

Eccola, questa straordinaria via di mezzo: bisogna tutelare monumenti e musei per incrementare, o almeno sostenere, il turismo. In questo modo si riesce ad ottenere che qui, dove regna la menzogna di Satana (“l’arte deve servire a qualcosa”), al suo posto viene fatta scivolare, previo semi-camuffamento, la verità vera (“l’arte non deve servire a nulla, perché serve già a puntino alla nostra capacità di essere uomini, dunque alla verità, pertanto a se stessa e basta”).

Mi rendo conto che queste sante parole sono troppo poche per festeggiare i 150 anni di quel meraviglioso museo ch’è l’Italia, e sono pochissime per guadagnarci sopra. La prossima volta dunque, dico tra 50 anni, si ricorra ad altri metodi, forse attualmente allo studio… Sempreché “la bella Italia” di cui discorre Francis de Croisset ci sia ancora. Il giorno successivo al centocinquantenario abbiamo già cominciato bene, con il crollo di Villa Lancellotti a Portici. Ma allegri: un crollo al giorno, leva il centenario di torno (e forse… anche il turista!)

Oppure voi credete davvero che, quando tutti insieme sbraitiamo tra le lacrime Va’ pensiero, lo facciamo per incrementare il turismo!?

 

Leonardo Cammarano, 19 marzo 2011

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Leonardo Cammarano
Zona di frontiera, 19 Marzo 2011


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