UN NUOVO PAPA TRA LAICIZZAZIONE E RELATIVISMO

Dio mi deve delle spiegazioni!
(Eugenio Ionesco)

L’elezione del nuovo papa sarà utile anche a rovescio: l’abbandono di Ratzinger è una sottolineatura. La piaga dei nostri tempi, l’immanentismo assoluto (laicizzazione integrale, perdita del senso del sacro) ci sta portando alla rovina. Occorreva uno strattone.

Non sono un bigotto, ma sosento – che la realtà non include il proprio senso. Questa carenza è la condanna dell’immanentismo, ed è ovviamente perenne, ma oggi si è fatta drammatica, perché il mondo non ci offre ʺconfortiʺ sostitutivi. Ma vivere in un mondo senza senso, o almeno senza la ricerca d’un senso, è cosa insopportabile.

E aggiungo tra parentesi che forse io, poiché ritengo con Albert Camus che: ʺl’uomo è triste, e deve anche morireʺ, sono una specie di teologo a rovescio: non so spiegare nulla, ma ho fame di spiegazioni. Infatti: perché tanta severità?

Credo che nel fondo delle nostre anime questa esigenza sia generale, ma non sempre viene presa sul serio… E intanto, a Roma i cardinali si permettono di trasformare l’elezione del nuovo papa, ch’è una ricerca di senso per antonomasia, quasi in una allegro cocktail party un po’ paesano… no, peggio, sembrano i soliti disgraziati che nei supermarket si spingono innanzi il carrello cercando il gorgonzola dal prezzo più conveniente. Ebbene, è troppo. Basta laicizzazione! Qui occorre recuperare d’urgenza il senso del sacro, e del connesso mistero. Si chiuda una buona volta la Cappella Sistina e si lasci che le ombre e il silenzio consentano la discesa dello Spirito Santo.

È per questo che Ratzinger fu prezioso, prima in positivo perché predicò la religione come ricerca di un senso; poi, in negativo, abdicando per sottolineare la cosa. Il mondo ha bisogno di una fede che sia intelligenza, e il nostro ʺemeritoʺ proprio questa fede intelligente (hemunah, dicono gli Ebrei) voleva restituirci. E lo disse da subito.

Si tratta di un tentativo di ritornare al dualismo, che è il problema centrale dell’umanità d’oggi, ʺla Dottrinaʺ di cui abbiamo bisogno. Ma, un momento: che vuol dire, ritorno al dualismo? Un mondo inondato dal Male, dico il nostro mondo, necessita per definizione di riuscire a identificare di nuovo il Male oggettivo, quello che non piaceva a sant’Agostino. Il Male agostiniano, ʺfrutto della nostra colpaʺ, non basta più; oggi ci occorre spiegare il Male che colpisce gli innocenti.

Esempio: nel nostro tempo, la vita dell’intero pianeta è avvelenata dalla prepotenza finanziaria. Che è un morbo che si autoalimenta, secondo la legge di Satana. Ratzinger ha ʺsentitoʺ che qui, oltre che forza morale, occorre, come si usa dire, ʺcambiar musicaʺ. Una rottura che costringa a ʺricominciare daccapoʺ. Come si può pensare che la Chiesa resti inerte innanzi ad un tentativo planetario di ridurre gli uomini allo stato di acquirenti a comando, produttori di ricchezze in favore di pochi? Questa è pura e semplice ʺperdita di sensoʺ. Per debellare l’immondizia finanziaria, occorre un’azione possente come quella che Giovanni Paolo II usò contro l’immondizia comunista. Qui non ci sono colpe da espiare. È in campo un Male nuovo, contro cui occorre una morale diversa. Dunque: dualismo contro due diversi Mali: le colpe nostre, gli ormai semi-veniali mala in mundo, a fronte delle colpe del mondo, i tremendi mala mundi.

Ratzinger lo disse da subito. Per capire l’importanza del suo messaggio, bisogna risalire a pensatori quali ad esempio Alberto Caracciolo. Scavalcare sant’Agostino e la sua visione del male come espiazione della colpa, ch’egli teorizza in difesa del monoteismo. Un errore teologico che non era affatto autorizzato dalla tradizione testamentaria: il serpente c’è già nel primo atto della creazione, e nei due Testamenti Satana ricompare ad ogni pié sospinto; si pensi al Libro di Giobbe. I cinque papi da me visti nella mia lunga vita, hanno dato tutti testimonianza dell’esistenza di un Male non dialettico, non ʺdi rimandoʺ, ma bensí un Male ʺpersonaʺ, munito di volontà e d’intenzione. Paolo VI e poi Giovanni Paolo II l’hanno addirittura detto chiaro e tondo. Satana c’è. E ora ridete, e non vorrei che rira bien qui rira le dernier.

Solo in tal senso ha significato parlare di ʺnuova evangelizzazioneʺ; solo così si può ʺcostruire la verità mediante l’evidenzaʺ. Sì, Ratzinger, ʺvi sono gruppi che ti odianoʺ. La riprova è proprio questa.

Ripeto: lo disse da subito, a Ratisbona, nel 2006. Disse qualcosa di molto importante che i mass media, ingannandosi come usano far sempre, lessero solo in chiave esteriore, di polemica antislamica (la famosa ʺgaffe di Ratzingerʺ). Oserò riassumere ʺmaccheronicamenteʺ, secondo le mie forze, quello che fu un messaggio fondamentale per il cristianesimo d’oggi.

Ratzinger prende le mosse dalla dichiarazione dell’imperatore Manuele Paleologo, bizantino ovviamente di cultura greca: ʺnon agire secondo ragione [in greco: sun logo] è contrario alla natura di Dioʺ. Per Manuele quest’affermazione di natura e di mentalità greca è evidente, in accordo col Vangelo di Giovanni: ʺIn principio era il Logo”, e ʺil Logo è Dioʺ. Bene, anche nella traduzione dei ʺSettantaʺ, ch’è una sintesi tra la ragione dello spirito greco e la fede dello spirito ebraico, Dio e la sua fede sono legati al Logo, alle leggi della ragione; e così è per il cattolicesimo, figlio di millenarie discussioni tra padri della Chiesa e filosofi. Non così, invece, nella tradizione islamica, secondo la quale Dio non è legato dalla legge della verità: Allah è a legibus solutus.

Questa mirabile sintesi greco-ebraica (per la quale, aggiungo io, la vecchiarella che nelle nostre campagne recita il suo rosario ʺviveʺ inconsapevolmente qualcosa che rimanda a Platone), nel tardo medioevo viene turbata. Per il francescano Duns Scoto, Dio ci mostra solo la sua voluntas ordinata, la sua libera volontà. Ecco un inizio di de-ellenizzazione, rottura del meraviglioso equilibrio, rottura che oggi trionfa per vari motivi:

La Riforma protestante proclama il principio della sola scriptura: tutte le stratificazioni filosofiche storicamente prodottesi vanno espunte; il fedele deve basarsi unicamente sul testo dei Vangeli. In tal modo la religione comincia a perdere il calore dell’umanità, da assiduo discorso indagante diviene un fatto rituale, esclusivamente personale, che manca della forza atta a creare un senso e pertanto le basi di una comunità.

Anche Kant illuministicamente ascrive la fede alla sola ragion pratica, di nuovo negandole ogni vicinanza alla teoresi e dunque alla comprensione della verità. La recente teologia liberale ribadisce tale de-ellenizzazione.

Il relativismo, oggi imperante in omaggio alla molteplicità delle culture, considera la sintesi con l’ellenismo conseguita dalla Chiesa antica non altro che una prima ʺinculturazioneʺ che non vincola né vieta le inculturazioni successive via via prodottesi e producentisi.

Scompare così il Dio legato alla ragione, il sublime lascito dell’eredità greco-giudaica. Oggi Dio tende a perdere nuovamente ogni legame con la ragione, facendosi simile all’ʺirragionevoleʺ Allah.

Ebbene, il Dio di Ratzinger, il nostro Dio cattolico, romano e umano, non rigido, vivente nel tempo, aperto alla ragione, ed alle nostre ragioni, è quello che Jung, ad esempio, proprio per questi motivi preferisce al Dio protestante. È il Dio ragionante e ragionevole che impedisce che la religione perda il mirabile carattere di costituire una fonte di senso, il Dio che potrebbe di nuovo fare di tutti noi uomini un grande mondo di ʺfratelliʺ, una orchestralità di cui Ratzinger ci spiega il fondamento teologico, e della quale oggi abbiamo più che mai bisogno.

È come dire che il cattolicesimo lega la religione allo svilupparsi del tempo (e al ʺfarsiʺ di Dio stesso, che dal primevo irascibile Geova è diventato il pietoso Dio di Cristo, mentre il protestantesimo ʺcongelaʺ fuori del tempo un Dio che è sempre se stesso, estraneo al variare del dramma di noi uomini: un Dio illuminista che fu magari il sostegno dello ʺspirito capitalisticoʺ, come afferma Max Weber, ma che ad esso sembra fermarsi. Ebbene, noi oggi non di sola razionalità organizzatrice, ma di umanità capace di organizzarsi secondo leggi munite di senso, fatte di ragione e di amore, abbiamo urgente bisogno.

Questo il grande messaggio di Ratzinger, che egli vuole comunicare al mondo con la forza ʺdi rotturaʺ di un nuovo papa che abbia l’impeto d’urto necessario a ʺcambiare discorsoʺ.

È il Dio che riscalda l’anima perché promette un ʺsensoʺ. Concludo: io credo, con argomenti ʺteologiciʺ che ritengo solidi, che Ratzinger resterà lungamente tra noi. Non avete osservato il dolce gesto delle sue mani benedicenti? Era come il gesto, la carezza e l’abbraccio di un direttore di celesti orchestre.

Leonardo Cammarano
Zona di frontiera, 10 Marzo 2013


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